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capo xxvii. 257

do nelle biblioteche ed archivi pubblici o de’ monasteri debbe avere potuto raccogliere più ampia materia. Ma tutti i testimoni viventi da lui consultati, e la maggior parte de’ documenti raccolti, non riguardavano che l’ultima convocazione sotto Pio IV; ed erano materiali troppo imperfetti per poterne ricavare un’istoria. Occupato allora, come era, tutto nelle scienze naturali, pare che quel tesoro di notizie lo colligesse per propria erudizione e per quella inquieta curiosità di voler penetrare non meno che gli arcani della natura, quelli della politica e della diplomazia.

L’interdetto di Venezia mutando l’ordine dei suoi studii, l’obbligò ad occuparsi con più diligenza delle cose conciliari. In una lettera al consigliere Gillot, del 18 marzo 1608, in cui lo ringrazia di avergli spedito un esemplare delle sue lettere missive sul concilio di Trento, dice che anch’egli aveva altre volte desiderato di fare una collezione di atti di quel concilio, ma che non permettendoglielo lo stato suo prima di essere Consultore, aveva dovuto appagarsi del desiderio; che già da due anni si adoperava a raccoglierne e ne possiedeva molti relativi all’ultima convocazione, parte documenti originali, parte copie autentiche, ed altri, benchè di non ugual pregio, degni di assai fidanza; ma che sulle due anteriori convocazioni, cui, la prima in ispecie, considerava come la chiave di tutte le susseguenti azioni conciliari, possiedeva poca cosa. È dunque certo che prima di quest’epoca Frà Paolo aveva ancora fatto nulla.


Vita di F. Paolo T. II. 17