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CAPO VIGESIMONONO.


(1619). L’ultima congiura contro la Repubblica avendo eccitata la diffidenza del governo, e rinovate con maggiore severità di prima le leggi che proibivano alle persone pubbliche di trattener relazioni con ambasciatori e loro aderenti, obbligò Frà Paolo a interrompere ogni carteggio co’ suoi amici di Francia. Quindi il suo vivere divenne ancora più monotono. I ripetuti tentativi contro di lui e la età crescente e prostrata mano mano dalle infermità, lo tenevano come imprigionato: usciva di rado e solo per gli affari del suo impiego, non si allontanava più da Venezia, ammetteva poche visite di forestieri: e per maggior cautela l’Inquisizione di Stato assoggettava ad una rigida vigilanza e direi quasi ad una malleverìa i frati del convento, faceva spiare la condotta e i rapporti di ciascuno, allontanare i sospetti, e i forestieri teneva attentamente di vista.

In compenso Frà Paolo era ad ogni momento visitato da’ primari patrizi e cittadini. I giovani nobili, e quelli specialmente destinati alla magistratura di Savi agli Ordini, andavano da lui ad apprendere le regole della prudenza civile. Era per così dire il precettore di una nuova generazione, e quel portentoso numero di eroi di che abbondò Venezia nella famosa guerra di Candia furono in gran parte alunni del Sarpi e di Domenico Molino, uomini quasi