Pagina:Bianchi-Giovini - Biografia di Frà Paolo Sarpi, vol.2, Zurigo, 1847.djvu/80

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72 capo xix.

Vaivodi: non usavano armi difensive, e per offesa un archibuso leggiero, una mannaia e alcuni anco uno stiletto. Uscivano in corsa tutti i tempi dell’anno, ma le più grandi erano a Pasqua ed a Natale: usavano piccole barche contenenti 30 uomini, di rado 50; facevano le spese i capi, i soldati ricchi, le donne ricche, i preti e i frati, che tutti partecipavano al bottino in ragione di posta. Ne andava parte anco alla corte, ai cortegiani, ai governatori di Segna, ai generali di Croazia, e avveniva più volte che i pirati rubassero non per loro ma per gli altri: e spesso furono viste le gemme e i ricchi addobbi, predati a mercatanti, indosso a’ primi ufficiali di corte, sì da restare incerto chi fosse il vero ladro. Commissari mandati a reprimere le loro rapine andavano a Segna cenciosi e partivano con muli carichi d’oro. L’avarizia tedesca trovava nella ladronaia una inesausta miniera, e questo fu il precipuo fra gli ostacoli posti alla sua distruzione.

Come si narra dei Romani che rubarono le Sabine, così i profughi di Segna, mancando di donne, le rapivano dalle vicine isole venete della Dalmazia: preferivano le fanciulle di buona famiglia per avere pretesti di chiederne la dote; e se negata, altro pretesto di saccomanare le terre ai parenti. Trattate bene, tributate di gemme, di ricche vesti, della parte più scelta del bottino, lasciate in ozio, colla sola cura di far figliuoli, si adattavano facilmente a quel genere di vita disoccupata, comoda e licenziosa; e quando erano impedite le corse, esse medesime stimolavano i mariti a tratti di coraggio disperato, o gli svillaneggiavano. La vita arrischiosa degli uo-