Pagina:Biografie dei consiglieri comunali di Roma.djvu/252

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venanzi cav. giovanni

e pieno di nobili sensi il cuore, non soltanto progrediva negli studi, ma l’amore della patria a lui tramandato dal petto paterno, forte gl’incendiava l’anima, cosicchè e ne’suoi componimenti poetici, e ne’ brani che dai classici toglieva, e con bandieruole tricolori e trofei militari, che disegnava sopra lo Screvelio, ed altri libri di scuola, faceva aperto già il germe fecondo di liberi sensi, che nutriva nel petto, e nei compagni amava trasfonderlo. — Fu perciò che sin dall’età giovanissima venne in odio alla setta nera, „a Dio spiacente ed ai nemici sui„ a quei Gesuiti, che scorgendo negli scritti, nei discorsi, e in tutti gli atti di lui, un fiore tenero, che sbocciando mandava già profumi di liberalismo, vennero prima alle inquisizioni e alle minaccie, poi all’artefizio, alla preghiera, agli scongiuramenti, per convertirlo e trarlo dalla distorta via, chè la via da loro insegnata è quella della ignoranza, dell’abbrutimento del cuore, e dell’avversione alla patria, epperò furon sempre di quei „che vivon con infamia, e senza lodo.„ Ma il Venanzi di tempra gagliarda punto non si commosse, alloraquando il suo rugiadoso precettor Lojolita gittatoglisi a piedi e stringendoglisi alle ginocchia, lo supplicava con voce lagrimosa a seguire altro sentiero. E poichè a nulla riusciva, esclamò: „ Oh quando si è messa indosso questa pece non si stacca mai più! „ E disse vero, chè l’amore di patria è per loro pece che li scotta. —

Il padre del Venanzi intanto stimò meglio ritrarre il figlio da quelle scuole gesuitiche, e porlo sotto l’insegnamento di un dotto sacerdote Toscano, che aveva anche sensi di liberale, e da questi apprese letteratura italiana, filosofia, ed economia politica. —

Si esercitò di poi anche nel disegno, per il quale sentiva trasporto grandissimo, e studiò dapprima in casa sotto la scorta di valente disegnatore, e di poi nell’Accademia di S. Luca, d’onde dopo un saggio che riportò l’onoro del premio, e per cura del professore Silvagni, che volealo tosto iniziare alla pittura, passava nelle vacanze al Museo Capitolino per ritrarre i capolavori ivi esistenti, e quindi alla scuola del nudo in Campidoglio. — E qui giova notare come da suo padre, che fu amico di grandi scienziati e di celebri artisti, gli fu stillato nell’anima, sin da giovinetto, amore eziandio alle arti. —

Correva l’anno 1837, quando rapito da morte il genitore carissimo, rimaneva affidato alle cure di un padrino, che lo volle avviare nel trattamento degli affari, per il che gli fu forza abbandonare la prediletta arte del disegno, e gli studi dolcissimi della italica letteratura. —

Sopraggiunta poco stante anche la morte del padrino, si trovò solo, e dovette attendere al riordinamento del suo patrimonio, che trovò in gravi dissesti, perocchè aveva pur subito fortunose vicende. —