Pagina:Blanch - Della scienza militare.djvu/186

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Parlando della tattica in questo secondo período, vedemmo che i campi sulle coste dell’Oceano avevano consolidata l’istruzione delle truppe francesi e avvezzati i loro generali a muòver le masse con precisione sopra terreni circoscritti; e come nelle prime campagne della rivoluzione la strategia aveva dovuto adattarsi allo stato dell’istruzione delle truppe, in questa serie di guerre potè seguire piú liberamente i principi veri della scienza, avendo uno strumento piú perfezionato per compiere le grandi operazioni. Le campagne del 1805, 1806 e 1809 furono l’apogeo della strategia per parte degli eserciti di Francia retti da Napoleone, il quale divenuto pieno signore di quello Stato ed in conseguenza riunendo al suo genio mezzi vastissimi ed alta potenza, fece sopra una vasta scala ciò che aveva fatto nelle prime campagne d’ Italia. I risultamenti furono proporzionati alle masse poste in azione e agli spazi nei quali operavasi. Ciò che aveva reso sterili di gran risultamenti le guerre del secolo di Luigi decimoquarto era stato appunto la disproporzione fra gli eserciti e gli spazi che dovevano occupare, e il difetto di speditezza per profittare della vittoria e per ritrarne l’ultima conseguenza, cioè quella di sciogliere l’ordine negli eserciti dei loro avversari. La massima del gran Turenna, il quale stimava che cinquantamila uomini fossero il piú gran numero che un generale potesse comandare con buon successo, fu confermata dalle guerre ch’ebbero luogo dopo la sua morte. Napoleone ovviò a questo inconveniente dividendo le sue cresciute forze in corpi di esercito che possedevano tutti gli elementi necessari per operare isolatamente, siccome notammo nel parlar della tattica. A questo modo duecentomila uomini divisi in otto corpi avevano la massa di duecentomila e la mobilitá di venticinquemila, ed il male che Turenna avea fatto notare venne distrutto dalla superioritá di questo metodo. Cosi dopo una battaglia che compiva le operazioni strategiche, i perdenti si trovavano inseguiti in tutte le direzioni con la massima velocitá dalla riserva di cavalleria e da tutto l’esercito che la seguiva e la sosteneva: i posti erano girati e le piazze lasciate indietro. L’esercito battuto, costretto a rapide marcie, perdeva giornalmente uomini, materiale e organizzazione; la sua forza morale degradava in proporzione