Pagina:Boccaccio, Giovanni – Elegia di Madonna Fiammetta, 1939 – BEIC 1766425.djvu/205

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chiuose 199


Scylla venit: mediaque tenus descenderat alvo
Cum sua foedari latrantibus inguina monstris
Aspicit; ac primo non credens corporis illas
Esse sui partes, refugitque abigitque pavetque
Ora proterva canum: sed quos fugit, attrahit una...

[Met., XIV, 59 63.]

[e la rapace onda della ciciliana Cariddi]. Questo Cariddi è uno luogo di mare pericoloso in Cicilia, nel quale è sempre gran tempesta; onde le navi che vi vanno tutte periscono, però che quello luogo non ha mai posa. Onde dice Ovidio:

Scylla latus dextrum, laevum inrequieta Charibdis.

[Met., XIII, 730.]


[Dedalo]’, fu ingegnosissimo uomo e fece il Laberinto per suo ingegno, nel quale fu messo il Minotauro. Poi che Teseo l’ebbe ammazzato, il re Minos vi fe’ imprigionare dentro il detto Dedalo perché conobbe che per suo magisterio Pasife moglie del detto re Minos concepette del toro il detto Minotauro; ed essendo esso nella detta prigione e non potendone uscire perché era ben guardato, si fe’ ale per sua industria per sé e per Icaro suo figliuolo che era in prigione con esso, e postelesi alle loro spalle volarono fuori del detto Laberinto, ammonendo prima il detto suo figliuolo che non dovesse andare troppo alto per certe ragioni che gli assegnò. E non volendo fare li comandamenti del padre ei volle andare piú alto che non se li convenia, e cadde in mare e affogossi, onde quel mare d’allora in qua fu chiamato il mare Icaro.

[li carri di Medea], Medea fu figliuola di re Oete dell’isola di Colcos; come fu detto dinanzi, s’innamorò di Giasone e con lui se n’andò, del quale ebbe due figliuoli li quali essa Medea, poi che Giasone ebbe presa altra donna, li uccise per rabbia, e però ella volendo scampare, per incanti d’arte