Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
200 | l'elegia di madonna fiammetta |
magica si fe’ portare in uno carro il quale era da dragoni
menato. E però dice Ovidio:
Sed postquam Colchis arsit nova nupta venenis |
[Met., VII, 394-399-]
[Tizio c’è posto etc.]. Tizio fu gigante e bellissimo del
corpo tanto ch’ebbe ardire di richiedere Giunone moglie di
Giove, di lussuria, a cui essa rispose ch’era contenta; ma venendo al fatto essa Giunone interpose tra lei e ’l detto Tizio
una nuvola nella quale, credendo avere a fare con la detta
Giunone, mise il seme suo, onde ne nacquero li centauri. Per
la qual cosa Giunone volendosi vendicare del detto ardito
Tizio lo fe’ mettere nello ’nferno a sostenere questa pena: che
gli avoltoi i sempre gli stracciassero il fegato; il quale fegato
quando è consumato sempre ricresce. Però sempre ha pena
perpetua. Onde dice Ovidio:
Viscera praebebat Tityos lanianda novemque |
[Met., IV, 457-458.]
[Tantalo]. Fu padre di Pelope, avarissimo, e però è posto nello ’nferno con questa pena: che esso è messo nell’acqua fino alla bocca e non può bere perché l’acqua li fugge dinanzi, e simile li pomi c’ha sempre presso alla bocca, e non ne può gustare. Sí che per pena nell’abbondanzia muore di fame e di sete. Onde dice Ovidio:
...tibi, Tantale, nullae |
[Mel., IV, 458-459.]