Pagina:Boccaccio, Giovanni – Elegia di Madonna Fiammetta, 1939 – BEIC 1766425.djvu/257

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nota 251


Elegia, 177: «Calisto fu una giovinetta d’Arcadia figliuola di Licaone e fu donzella di Diana dea delle selve e delle cacciagioni; della quale Giove s’innamorò e trasmutossi in forma di Diana ed ebbe a far con lei, e ’ngravidolla e nacque Arcas il quale fu pur cacciatore. E Giunone volendosi vendicare dello strupo che avea commesso con Giove la trasmutò in orsa, la quale, Arcas predetto suo figliuolo andando a cacciare, non credendo che la madre fosse orsa, la volle sagittare per ucciderla; ma Giove per ricompensa dell’amore ch’ella avea avuto per lui la trasmutò in cielo e anche lo detto Arcas: e però si chiama Orsa maggiore e Orsa minore».

Teseida, 202: «Fu questa Calisto una bellissima giovane d’Arcadia, la quale aveva botata a Diana la sua virginitá, e seguivala per li boschi cacciando; della quale Giove s’innamorò; e veggendola un giorno in uno bosco sola, si trasformò nella sembianza di Diana... di che ella ingravidò... E essa partorí uno figliuolo, il quale fu chiamato Arcas. La qual cosa Iuno conoscendo, discese in terra e trasmutolla in orsa. Poi essendo cresciuto questo Arcas, e andato un dì a cacciare, scontrò la madre, e non conoscendola la volle saettare; ma Giove avendo misericordia di lei, subitamente convertì Arcas in orsa, e trasportonne l’una e l’altra in cielo: e chiamatisi l’una Orsa maggiore e l’altra Orsa minore...».

Elegia, 177: «Marte, iddio delle battaglie, s’innamorò di Venere moglie di Vulcano fabbro di Giove, e avendo a far con essa, fu accusato da Febo al detto Vulcano. Onde il detto Vulcano volendosi vendicare del detto dio Marte, fece reti di ferro sottilissime che non si poteano vedere, e misele intorno al letto ove facevano il fatto, e quando Marte andò a fare il fatto con Venere, furono tutti e due presi dalle dette reti a modo d’uccelli. Onde il detto Vulcano avendoli così presi, per vituperarli bene, mentre stavano così presi nelle reti, chiamò tutti gli altri dii che venissero a vedere, e così ivi vennero».

Teseida, 187-88: «Scrivono i poeti che giaccendosi Marte con Venere, la quale egli amava sopra ogni altra cosa, il Sole se ne avvide e disselo a Vulcano, iddio del fuoco, il quale era marito di Venere. Per la qual cosa Vulcano, essendo ingegnosissimo fabro, acciò che egli vedesse se ciò era vero, fece una rete di ferro fortissima e fecela sì sottile che appena si discernea; poi la tese intorno al letto suo, in guisa che chiunque v’entrava rimaneva preso. Laonde avvenne che un giorno, non essendo egli a casa, Venere e Marte, sanza avvedersi della rete, se ne entraron ignudi nel letto, nel quale Vulcano tornando gli trovò, e mostrògli a tutti gl’iddíi, li quali vedendo ciò se ne risono».

Elegia, 180: «Erisitone fu di Tessaglia, grandissimo ispregiatore delli iddíi, il quale per ispregiare la detta Cerere tagliò una selva dove era una grandissima quercia consacrata ad essa. Per la qual cosa Cerere cor-