Pagina:Boccaccio, Giovanni – Il comento alla Divina Commedia e gli altri scritti intorno a Dante, Vol. I, 1918 – BEIC 1758493.djvu/175

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il quale di sé dice nell’Evangelio: «Ego sum via, veritas et vita»; e questa via tante volte si smarrisce (dico «smarrisce», perché poi chi vuole la può ritrovare, mentre nella presente vita stiamo), quante le nostre iniquitá dai piaceri di Dio ne trasviano, mostrandoci nelle cose labili e caduche esser somma e vera beatitudine. E questa via, per la quale i nostri avversari ci ritorcono, danna il salmista, dicendo: «Beatus vir qui non abiit in Consilio impiorum, et in via peccatorum non stetit», ecc.; ed in altra parte dice pregando: «Viam iniquitatis amove a me, et in lege tua miserere mei». Chiamasi ancora la vita presente «via»; e di questa dice il salmista: «Beati immaculati in via»; e in altra parte: «De torrente in via bibit».

Ma, come detto è, accioché di molt’altre lasciamo istare il ragionare, la prima è quella per la quale, se la gloria eterna vogliamo, ci conviene andare: e da questa si smarrisce ciascuno il quale nel sonno de’ peccati si lega. E, percioché, come di sopra è mostrato, lusinghevolmente sottentrano i vizi, e cominciano in etá nella quale pienamente conosciuti non sono, dice l’autore non ricordarsi come questa via diritta abbandonasse. E credibile è. Chi sará colui che pienamente della origine delle sue colpe si possa ricordare? Conciosiacosaché esse vengano con diletto della sensualitá, e, quel passato, quasi state non fossero, leggiermente in dimenticanza si mettono. La quarta cosa, la qual propuosi da essere da investigare, fu qual cosa potesse esser quella che l’autor movesse a ravvedersi che esso avesse la diritta via smarrita. E questa, senza alcun dubbio, si dee credere che fosse la grazia di Dio, il quale ci ama assai piú che non ci amiamo noi medesimi, e sempre è alla nostra salute sollecito; il che assai bene ne mostra Giovenale, dicendo: Navi prò iocundis aptissima quaeque dabunt dii: carior est homo illis, quam sibi, ecc.

Ma, accioché noi cognosciamo qual fosse la grazia di Dio, dalla quale l’autore tócco si movesse a destarsi del sonno mortale, nel quale la mente sua era legata, e a ravvedersi in