Pagina:Boccaccio, Giovanni – Il comento alla Divina Commedia e gli altri scritti intorno a Dante, Vol. I, 1918 – BEIC 1758493.djvu/227

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mostra dovere egli essere stato onestamente amato da lei; dal quale onesto amore è di necessitá essere stata generata onesta e laudevole amistá, la quale esser vera non può, né è durabile, se da virtú causata non è: e cosí mostra che fosse questa, in quanto la donna, di lui parlando, il chiama «suo amico». E qui non senza cagione, lasciato stare il proprio nome, il chiama la donna «amico»: la quale è per dimostrare, per la virtú di cosí fatto nome, l’autore le sia molto all’animo e per mostrare in ciò che ella non venga a porgere i preghi suoi per uomo strano o poco conosciuto da lei. E aggiugne «e non della ventura», cioè della fortuna, percioché infortunato uomo fu l’autore; e questo aggiugne ella per mettere «ompassion di lui in Virgilio, il quale intende di richiedere che l’aiuti, percioché degl’infelici si vuole aver compassione. «Nella diserta piaggia», della qual di sopra è piú volte fatta menzione, «è impedito», dalle tre bestie, delle quali di sopra dicemmo, «Si», cioè tanto, «nel cammin, che vólto è», a ritornarsi nella oscuritá della valle, «per paura», di quelle bestie. «E temo che non sia giá si smarrito, Ch’io mi sia tardi al soccorso», di lui, «levata, Per quel ch’io ho di lui nel cielo udito», da Lucia. E pone la donna queste parole per avacciare l’andata di Virgilio; e appresso ancora il sollecita dicendo: «Or muovi, e con la tua parola ornata» (commendalo qui d’eloquenza, la quale ha grandissime forze nel persuadere quello che il parlatore crede opportuno), «E con ciò che è mestiere al suo campare, L’aiuta», da quelle bestie che l’impediscono, «si», cioè in tal maniera, «ch’io ne sia consolata».

E, dette queste parole, manifesta il nome suo, dicendo: «lo son Beatrice che ti faccio andare». E, detto il suo nome, gli dice onde ella viene, per mandarlo in questo servigio, accioché Virgilio conosca molto calernele; percioché senza gran cagione non è il partirsi alcuno de’ luoghi graziosi e dilettevoli, e andare in quelli ne’ quali non è altra cosa che dolore e miseria. E dice: «Vegno del luogo», cioè di paradiso, «ove tornar disio». E quinci gli apre la cagione che di paradiso l’ha