Pagina:Boccaccio, Giovanni – Il comento alla Divina Commedia e gli altri scritti intorno a Dante, Vol. II, 1918 – BEIC 1759042.djvu/20

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ricorrere’ a’ teologi ed a’ sufficientissimi litterati, la scienza de’ quali propriamente dintorno a cosí fatte quistioni si distende.] «D’Abél, suo figlio», cioè d’Adam. Questi si crede che fosse il primiero uomo che mori, ucciso da Cain suo fratello per invidia. Leggesi nel Genesi Caino, il quale fu il primo figliuolo d’Adam, essersi dato all’agricoltura, e Abél, similmente figliuol d’Adam e che appresso a Cain nacque, essere divenuto pastore: ed avendo questi due cominciato a far, prima che alcuni altri, de’ frutti delle loro fatiche sacrificio a Dio, era costume di Cain, per avarizia, quando eran per far sacrificio, d’eleggere le piú cattive biade, o che avessero le spighe vote, o che fossero per altro accidente guaste, e di quelle sacrificare. Per la qual cosa non essendo il suo sacrificio accetto a Dio, come in quelle il fuoco acceso avea, incontanente il fummo di quel fuoco non andava diritto verso il cielo, ma si piegava e andavagli nel viso. Abél in contrario, quando a fare il sacrificio veniva, sempre eleggeva il migliore e il piú grasso agnello delle greggi sue, e quello sacrificava: di che seguiva che, essendo il sacrificio d’Abél accetto a Dio, il fummo dello olocausto saliva dirittamente verso il cielo. La qual cosa vedendo Caino, e avendone invidia, cominciò a portare odio al fratello; e un di, con lui insieme discendendo in un loro campo, non prendendosene Abél guardia, Caino il feri in su la testa d’un bastone ed ucciselo. «E quella di Noè». Dispiacendo a Domeneddio l’opere degli uomini sopra la terra, e per questo essendo disposto a mandare il diluvio, conoscendo Noè essere buono uomo, diliberò di riservar lui, e tre suoi figliuoli e le lor mogli, e ordinògli in che maniera facesse un’arca e come dentro v’entrasse, e similemente quanti e quali animali vi mettesse; e, ciò fatto, mandò il diluvio, il quale fu universale sopra ogni altezza di monte, e tra ’l crescere e scemare perseverò nel torno di dieci mesi. Ed essendo pervenuta l’arca, la qual notava sopra Tacque, sopra le montagne d’Ermenia, e non movendosi piú per Tacque che scemavano, aperta una finestra, la quale era’ sopra l’arca, mandò fuori il corvo: il qual non tornando,