Pagina:Boccaccio, Giovanni – Il comento alla Divina Commedia e gli altri scritti intorno a Dante, Vol. II, 1918 – BEIC 1759042.djvu/229

Da Wikisource.

quali i gentili dicevano esser felici: e perciò, non avendo costoro che desiderare, resta che giurino per alcuna cosa la quale sia loro contraria; e questa è la tristizia. E che chi si spergiura sia privato del divin beveraggio, credo per ciò essere detto, percioché coloro, li quali di felice stato son divenuti in miseria, solevan dire essersi spergiurati, cioè men che bene avere adoperato, e cosí essere divenuti dalla dolcezza del divin beveraggio, cioè dalla felicitá, nell’amaritudine della miseria.] [Costei esser madre della Vittoria si dice per tanto, che delle guerre non s’ha vittoria per far festa, mangiare e bere, ballare o cantare, né ancora per fortemente combattere, ma per lo meditare assiduo e faticarsi intorno alle cose opportune, in far buona guardia, in ispiare i mutamenti e gli andamenti de’ nemici, in por gli aguati, in prendere i vantaggi e simili cose, le quali sanza alcun dubbio hanno ad affligger l’uomo e a tenerlo, almeno nel sembiante, tristo.] «Ed io, che di mirar mi stava atteso». Qui comincia la seconda parte della seconda principale di questo canto, nella quale dimostra esser tormentati in questa padule bogliente gl’iracundi e gli accidiosi. Dice adunque: «Ed io, che di mirar», in questa padule, «mi stava atteso», cioè sollecito, «Vidi genti fangose in quel pantano», cioè in quella padule; e dice «fangose», percioché le padule sono generalmente tutte nelli lor fondi piene di loto e di fango, per l’acqua che sta oziosa e non mena via quel cotal fango, come quelle fanno che corrono, e perciò chi in esse si mescola di necessitá è fangoso: «Ignude tutte, e con sembiante offeso», per lo tormento si del bollor dell’acqua, e si ancora delle percosse che si davano. «Questi», fangosi, «si percotean, non pur con mano», battendo e offendendo l’un l’altro e se medesimi, «Ma con la testa», cozzando l’uno contro l’altro, «e col petto», l’un contro all’altro impetuosamente scontrandosi, «e co’ piedi», dandosi de’ calci, e «Troncandosi co’ denti», le membra e la persona, «a brano a brano», cioè a pezzo a pezzo. «Lo buon maestro disse». Qui gli dichiara Virgilio chi costor sieno che cosí si troncano, e dice: — «Figlio, or vedi