Pagina:Boccaccio, Giovanni – Il comento alla Divina Commedia e gli altri scritti intorno a Dante, Vol. II, 1918 – BEIC 1759042.djvu/285

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guidato m’avea, e senza il quale io non avrei saputo muovere un passo.

E però, da questa paura sbigottito, dice: —«O caro duca mio, che piú di sette», cioè molte, ponendo il finito per lo ’nfinito, «Volte m’hai sicurtá renduta, e tratto D’altro periglio che incontro mi stette»; cioè quando tu mi levasti dinanzi alle tre bestie, le quali impedivano il mio cammino, quando tu acchetasti l’ira di Carene, di Minos, di Cerbero e degli altri che opposti mi si sono; «Non mi lasciar — diss’ io — cosí disfatto», come io sarei qui, ritrovandomi senza te; «E, se l’andar piú oltre», cioè piú giuso, «ci è negato, Ritroviam Torme nostre insieme ratto», — per la via tornandoci, per la quale venuti siamo. «E quel signor», Virgilio, «che li m’avea menato, Mi disse: — Non temer, che ’l nostro passo», cioè l’entrare nella cittá di Dite, «Non ci può tórre alcun»; quasi dica: quantunque costoro faccian le viste grandi e dican parole assai, essi non posson però impedire l’andar nostro; e pone la cagion perché non possono, dicendo: «da Tal n’è dato», cioè da Dio, al voler del quale non è alcuna creatura che contrastar possa. «Ma qui m’attendi, e lo spirito lasso», faticato per la paura, «Conforta, e ciba di speranza buona»; e poi pone di che egli debba prender la speranza buona, dicendo: «Ch’io non ti lascerò nel mondo basso», — cioè nello ’nferno, il quale piú che alcuna altra cosa è basso. «Cosí sen va», verso que’demòni, «e quivi m’abbandona Lo dolce padre», cioè lascia solo di sé, «ed io rimango in forse; E ’l si e ’l no», che egli debba a me ritornare come promesso m’ha, o rimaner ccn coloro (si come essi il minacciavano, dicendo: —Tu qui rimarrai—), «nel capo mi tenzona», cioè nella virtú estimativa, la quale è nella testa. E poi segue: «Udir non potei quel che a lor», cioè a que’demòni, «si porse», cioè si disse; «Ma el non stette lá con essi guari, Che ciascun dentro a pruova si ricorse. Chiuser le porti», della cittá, «quei nostri avversari Nel petto», cioè contro al petto, «al mio signor, che fuor rimase».