Pagina:Boccaccio, Giovanni – Il comento alla Divina Commedia e gli altri scritti intorno a Dante, Vol. III, 1918 – BEIC 1759627.djvu/214

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figliuolo d’un lutifigolo, con pari consentimento di tutto il senato di Roma, il quale allora alle cose mondane soprastava, fu di quella medesima laurea onorato che Ottavian Cesare, di tutto il mondo imperadore. E di tanta eccellenzia furono e sono l’opere da lui scritte, che non solamente ad ammirazion di sé, e in favore della sua fama, li prencipi del suo secolo trassero, ma esse hanno con seco insieme infino ne’ di nostri fatta non solamente venerabile Mantova, sua patria, ma un piccol campicello, il quale i mantovani affermano che fu suo, e una villetta chiamata Piectola, nella quale dicon che nacque, fatta degna di tanta reverenzia, che pochi intendenti uomini sono che a Mantova vadano, che quella quasi un santuario non visitino e onorino.] [E, accioché io a’ nostri tempi divenga, non ha il nostro carissimo cittadino e venerabile uomo, e mio maestro e padre, messer Francesco Petrarca, con la dottrina poetica riempiuta ogni parte, dove la lettera latina è conosciuta, della sua maravigliosa e splendida fama, e messo il nome suo nelle bocche, non dico de’ prencipi cristiani, li quali i piú sono oggi idioti, ma de’ sommi pontefici, de’ gran maestri, e di qualunque altro eccellente uomo in iscienzia? Non il presente nostro autore, la luce del cui valore per alquanto tempo stata nascosa sotto la caligine del volgar materno, è cominciato da grandissimi letterati ad esser disiderato e ad aver caro? E quanti secoli crediam noi che l’opere di costoro serbin loro nel futuro? Io spero che allora perirá il nome loro, quando tutte l’altre cose mortali periranno. Che dunque diranno questi nostri, che solamente alloccano il denaio? Diranno che la poesia non sia lucrativa, la quale dá per guadagno cotanti secoli a coloro che a lei con sincero ingegno s’accostano, o diranno che pur Parti meccaniche sien quelle delle quali si guadagna? Vergogninsi questi cotali di por la bocca alle cose celestiali da lor non conosciute, e intorno a quelle s’avvolghino, le quali appena dalla bassezza del loro ingegno son da loro conosciute! e negli orecchi ricevano un verso del nostro venerabil messer Francesco Petrarca: Artern quisque suam doceat, sus nulla Minervam.