Pagina:Boccaccio, Giovanni – Opere latine minori, 1924 – BEIC 1767789.djvu/332

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326 nota

Nazionale Centrale di Firenze (ZM), la cui autografia è ormai indubitabilmente accertata1. Sta alla c. 118 r, ed incominciava nella precedente, ch’è oggi perduta; rimase poi in tronco sulla fine, mancando senza dubbio la chiusa dell’ep., che il Bocc., per una qualsivoglia ragione, tralasciò di ricopiare2.

Fu il Macrí-Leone a riconoscere in questo lacerto un frammento di missiva diretta «verso il 1353» a Zanobi da Strada allora dimorante a Napoli3; sará tuttavia da anticipare alquanto la data. Infatti, l’accenno alle recenti fortune del destinatario vuol che si avvicini la lettera al tempo del primo soggiorno napoletano di Zanobi, che cadde tra la seconda metá del 1349 e la prima del ’514; di piú, l’ossequio ancora pieno al cursus ritmico mostra che un intervallo di tempo abbastanza lungo separa questa dall’ep. VIII, ch’è certamente del 1353. Che poi sia dubbia l’autenticitá del frammento, come vedo ch’è per il Wilkins5, non si può ammettere: quelle reminiscenze vergiliane sono materia che reca inconfondibile il marchio della fabbrica boccaccesca6.

Due lievi trascorsi della copiatura emendò il Bocc. medesimo (pusillanimis fu ridotto a pusillanimi 12917, sunt ante mutato in sunt olim ivi21: ante era qui un’anticipazione del fuerit ante che segue); due gli sfuggirono, e sono stati corretti da me: arcisque ivi5 da arcigne e Mesenus ivi14 da mesecius.

VIII. — Conservata anch’essa in ZM (c. 104), fu «scoperta» e tratta in luce dal Ciampi7, messa poi in quarantena da vari critici come sospetta8, quindi riabilitata dall’Hortis e dal Macrí-



  1. Cfr. F. Macrí-Leone, Il Zib. bocccicc. della Magliab., nel Giorn. stor., X [1888], p. 1 sgg.; G. Vandelli, Lo Zib. Magliab. è veramente autogr. del Bocc., negli Studi di filol. ital., I [1927], p. 69 sgg.
  2. La c. 117, dove la lett. incominciava (non si può stabilire se nel recto o nel verso), è scomparsa; essa era preceduta da una, la 116 superstite, rimasta totalmente vuota (bianca è anche la c. 118 v).
  3. Giorn. stor., X, pp. 39-40. La sua stampa è bruttata da alcuni errori (p. es., invece di tecum 1296, cubet ivi14, naturalia ivi18, tamen ivi20 fu letto locum, iacet, nec alia, tibi).
  4. Cfr. Giorn. Dant., XXX, p. 372, n.
  5. An introd. Bocc. bibliogr. cit., p. 120.
  6. Un persuasivo riscontro può farsi infatti con un lungo passo del proemio al libro XII della Genologia (Hecker, op. cit., p. 186, 1. 22 sgg.).
  7. Cfr. qui, p. 308 sg.
  8. Il primo ad avanzare dubbi fu il Tanfani, op. cit., p. 93 sg.; cfr. anche Corazzini, p. lxxvii sg.