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presto. Ora, la dimora ravennate del Nostro durante una parte del 1357 calzerebbe perfettamente con le condizioni prospettate1.
XI. — Dalle cc. 161 v- 162 r del ms. Vaticano Borgiano lat. 329, miscellaneo del secolo XIV, fu edita per cura di M. Vattasso venticinque anni fa2. L’invio nel codice fu scritto ab initio com’è nella mia stampa, ma subito dopo il compilatore mutò Iohannes in Iohannis ed aggiunse Responsio3, infatti antecede immediatamente la missiva di Barbato, che stimo prezzo dell’opera riportare qui sotto, e non questa solamente, ma anche la replica del Sulmontino (cc. 161 r-v e 162 r).
Domino Iohanni de Certaldo Barbatus de Sulmone.
Magna, vir doctiloque, tecum fidutia loquor, maxime super his in quorum votis sumus, ut arbitror, ex toto concordes. Iamdudum clari viri dominus magnus senescalius, comes Manuppelli logotheta et comes nolanus convenerunt apud Sulmonem in ortulo meo, ubi quandam ex epistolis domini nostri Laureati legimus; post cuius lectionem, ut omictam cetera, decreverunt dicti domini pro communi omnium parte dicto domino Laureato de puplicanda Africa scribere, dictusque magnus senescalius promisit faciendas inde licteras de Neapoli, quo tunc accessurus erat, transmictere. Que lictere facte fuerunt, sed non iuxta promissionem extemplo transmisse. Prius flebilis evenit obitus predicabilis viri domini Zenobii laureati: quapropter dictus dominus Magnus non ad puplicationem Africe, sed
- ↑ Per questo soggiorno estivo del 1357, cfr. Foresti, Giorn. stor., LXXVIII, pp. 330-31; l’Hauvette (Boccace, p. 328) aveva dovuto lasciarlo imprecisato tra il 1356 e il ’59. Nessuna obiezione fondata potrebb’essere mossa alla data da me proposta. Che il Petrarca non si sia servito delle notizie su Pier Damiano nel De vita solitaria, composto giá prima ma pubblicato solo nel 1366, non vuol dir nulla: potrebbe non aver mai ricevuto l’ep. del Bocc., anche ammesso, il che non si può stabilire, che questa fu realmente inviata. Si osservi poi l’accenno all’Albanzani che leggiamo nell’ep., 1416 sgg.; se ne rileva che Donato era in Ravenna, se poteva comunicare verbalmente qualche cosa all’amico («ut nuper cum fide retulit»); ed infatti, contro l’affermazione di chi lo fece stabilirsi «definitivamente» a Venezia tra il febbraio e l’aprile 1356 (Foresti, p. 330 e n. 1), stanno i documenti a mostrare che nell’estate ’57 egli era «habitator Ravenne» (cfr. S. Bernicoli, in Felix Ravenna, fasc. 32 [1927], p. 64).
- ↑ Del Petr. e di alcuni suoi amici, Roma, 1904, pp. 26-8 (per la descrizione del ms., pp. 9-11; la prima sezione, cc. 149-165, non può essere della «prima metá del quattrocento», ma è certo trecentesca).
- ↑ Il Vattasso risolse sulmoñ del ms. in sulmonensi: ma si osservi sulmontini in tutte lettere a c. 162 r.