Pagina:Boccaccio, Giovanni – Opere latine minori, 1924 – BEIC 1767789.djvu/343

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nota 337

zione dei diversi apografi1. Un’indagine approfondita quanto basta mi permette di stabilire che il Ricc. 1080 è oggi il piú autorevole rappresentante della raccolta, sia per il numero dei testi ivi compresi, sia per la bontá intrinseca della lezione di ciascuno, ed in modo particolare (il che è ciò che a noi interessa) del nostro volgarizzamento (cc. 113 r - 127 v). Inoltre una seconda famiglia, indipendente dal ms. ora nominato, può essere raggruppata intorno, e in parte dietro, al Ricc. 1090, che, meno apprezzabile nella lezione (cc. 102 r - 117 v), offre per altro il vantaggio di una veste idiomatica piú pura e regolare, non soltanto morfologicamente ma anche nei rispetti dell’ortografia.

L’autonomia reciproca delle due branche rappresentate dal Ricc. 1080 (R1) e dal Ricc. 1090 (R2) è documentata dal fatto che essi, oltre ad un certo numero di mancanze e guasti comuni, presentano anche qua e lá lacune diverse. Queste ultime possono per conseguenza essere sanate mercé il confronto dei due apografi2, il che non avviene per le altre, che non si possono purtroppo eliminare; in questi luoghi3 il difetto deve risalire al capostipite dalla famiglia, ovvero ad un ascendente comune, il cui menante non seppe decifrare la scrittura delle pagine donde attingeva l’ep. volgarizzata: e non si esclude che anche le cattive condizioni in cui la tradizione manoscritta ridusse il testo latino



  1. Tale studio sembra essere stato abbozzato dal Traversari, ma quelle risultanze ch’egli ne anticipa nel suo scritto sull’ep. (pp. 112-3) non resistono al controllo da me praticato. Per esempio, il ms. E V 10 dell’Universitaria di Genova non è derivato dal Ricc. 2278, benché abbia con esso una strettissima somiglianza, né questo Ricc. si può dire «indipendente alla sua volta dagli altri», visto che con molta probabilitá il suo ascendente diretto si deve ravvisare nel Ricc. 1090, piú antico e certamente piú corretto di quello.
  2. Qui do l’elenco delle lacune di R1 rispetto a R2, recensendo prima quelle di maggiore entitá e trascurando le minime: che per sua colpa mi sia partito 1489, che vera, o vero inducessono scorno 1492 sg. (indicata nel ms. da uno spazio bianco), acciò che la carne innanzi posta, pigliando il sapore del legno, non diventasse sciocca 1526 sgg:. Donde m’avevi tu ricotto? del loto o della feccia? 15614 sg., io dannava: e molte cose le quali 1598; del grasso 1524, concedute 1552, per pietá ivi3, il vero 15717 sg., suto 15824, de’ quali 16125, Prusia 16231 (indicata da un vuoto), a tutte 16330 loda e 1655, aggregati 16714 (indicata da un vuoto), per cagione 1707. Molto men numerose le lacune di R2 rispetto ad R1: non le mele 15317, paruto 15610, adempievi 1599 (lezione erronea, da me emendata: cfr. p. 340), poi 16433, figliuolo 16918.
  3. Vale a dire, dopo: desiderato 15024, d’Asia 16229, a Tigrane 17118, è magnifico ivi26, senno 17437.
G. Boccaccio, Opere latine minori. 22