Pagina:Boccaccio-Caccia e Rime-(1914).djvu/182

Da Wikisource.
150 Giovanni Boccacci

Io ò, seguendo gli terren diletti
     E i tuo’ comandamenti non curando,10
     Offeso spesso la tua maiestade:
     Or mi ravveggio, come tu permetti,
     Et di tuo’ corte mi conosco in bando;
     Però, di gratia, addomando pietade.


CXVI.


O glorioso re, che ’l ciel governi
     Con eterna ragione, et de’ mortali
     Sol conosci le menti, et quant’eFonte/commento: editio maior quali
     E nostri pensier sien chiaro discerni,
     De’ volgiti ver me, se tu non sperni15
     Gli humili prieghi, et l’affection carnali
     Da me rimuovi, et sì m’impenna l’ali,
     Che io possa volare a’ beni eterni.
Lieva dagli occhi mia l’obscuro velo
     Che veder non mi lascia lo mio errore,10
     Et me sviluppa dal piacer fallace;
     Caccia dal pecto mio il mortal gielo2,
     Et quell’accendi sì del tuo valore,
     Che io di qui ne vegna alla tua pace3.


CXVII.


Non treccia d’oro, non d’occhi vaghezza,
     Non costume real, non leggiadria,


  1. «Sprezzi.»
  2. Cfr. p. 126, n. 5.
  3. È una ripetizione del concetto dei vv. 7-8.