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Pagina:Boccaccio-Caccia e Rime-(1914).djvu/22

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xiv Avvertenza

rante una stagione balnearia (forse quella del 1339) egli poté credersi al termine delle sue fatiche, delle quali gli fece cogliere il frutto una sorpresa notturna raccontata non senza abbellimenti fantastici in un episodio dell’Ameto.

Tutti gli stati d’animo del lungo corteggiamento segnano la lor traccia passionale nelle Rime. Esaminate, vagliate, discusse opinioni molteplici di studiosi anche autorevoli, io ritengo si possa escludere che alcuna delle liriche superstiti vada riferita ai primi ed oscuri amori precedenti l’incontro nel 1336, a quei primi amori napoletani a’ quali è da credere invece pertenga la Caccia di Diana: è legittimo perciò ritenere inspirate dalla Fiammetta, fuor delle poche di cui dovrò dire tra breve, tutte quante le rime d’amore, che sono settantacinque (II-LXXVI). Celebrazioni ammirative dei capelli degli occhi del canto soave, pittura degli effetti d’amore, rapimenti d’estasi, alternative di fiducia e di sconforto, dubbi di dì in dì più pungenti, accorate deprecazioni, angosce, imprecazioni contro Amore, illusioni e disinganni, riaprirsi di speranze, spiragli di azzurro tra le nubi, malcerte attese, gioie dei primi successi, rapido incalzante crescendo di baldanza quanto più s’avvicina l’ora del meritato ristoro, e poi subito trepide gelosie, il doloroso distacco pel richiamo a Firenze, le disperate rievocazioni, infine l’amara delusione del ritorno a Napoli lungamente agognato e che invece ritrova l’oblio e il tradimento: ecco, su tutti i toni e in tutti i tempi, allegretto, flebile, tremolo, acuto, singhiozzato, maestoso, basso, in sordina, ecco una magnifica sinfonia amatoria che dall’innamorato cuor del poeta seppe esprimere la Fiammetta.