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Rime 57

     A’ quali è la fortuna tanto destra,
     Che d’ascoltarla facti degni siate!


VIII.


Quel dolce canto col qual già Orpheo
     Cerbero vinse e il nocchier d’Acheronte1,
     O quel con ch’Amphion dal duro monte
     Tirò li saxi al bel muro dirceo2;
     O qual d’intorn’ al fonte pegaseo5
     Cantar più bel color che già la fronte
     S’ornar d’alloro, con le Muse conte3
     Huomo lodando o forse alcuno deo:
Sarebbe scarso a commendar costei,
     Le cui bellezze assai più che mortali10
     Et i costumi et le parole sono.
     Et io presumo in versi diseguali4
     Di disegnarle in canto senza suono?
     Vedete se son folli i pensier miei!


IX.


Candide perle orientali et nuove
     Sotto vivi rubin chiari et vermigli,
     Da’ quali un riso angelico si muove,


  1. Caronte.
  2. Di Tebe. Per la menzione del canto d’Amfione cfr. V, 3- 4 e la nota relativa.
  3. «Esperte, dotte.»
  4. «Insufficienti, ìmpari al soggetto.»