Pagina:Boccaccio - Amorosa visione, Magheri, 1833.djvu/127

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CAPITOLO XXVIII. 115

Ivi parea che Dido ad Enea pria
     50Parlasse molte parole amorose,
     Dopo le quali suo disio scovria,
Ove Enea ad ascoltar quelle cose
     Vedeasi, lei abbracciata tenere,
     E quel piacer fornir ch’ella propose.
55Venuti poi a lor reale ostiere,
     E in tal gioia lungo tempo stati,
     L’uno adempiendo dell’altro il piacere;
In quel luogo medesimo cambiati
     Vi si vedeva dell’uno i sembianti,
     60E dell’altro i voleri esser mutati.
Molto affrettando li suoi naviganti
     Enea vi si vedea per mar fuggire,
     Le vele date a’ venti soffïanti:
A cui Dido parea di dietro dire:
     65Oimè, Enea, or che t’aveva io fatto,
     Che fuggendo disii il mio morire?
Non è questo servar tra noi quel patto
     Che tu mi promettesti; or m’è palese
     L’inganno c’hai coperto con falso atto.
70Deh, non fuggir, se l’essermi cortese
     Forse non vogli, vincati pietate
     Almen de’ tuoi; che vedi quante offese
Ognora ti minaccian le salate
     Onde del mar, per lo verno noioso
     75Ch’ora incomincia, e già hanno lasciate
Qualunque leggi nel tempo amoroso
     Sogliono avere i venti, e ciascheduno
     Esce a sua posta e torna furïoso.