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CAPITOLO XXIX.
Dove tratta della medesima visione, e nell’ultimo di Lancillotto, e di Tristano e d’Isotta.
Riversata piangendo quivi appresso
Si stava Dido in sul misero letto,
Dov’era già dormitasi con esso:
Maladicendo sè, e il tristo petto
5Pien d’aspre cure aspramente battendo,
Ripetendo ivi il perduto diletto,
In atto mi parea così dicendo:
O doloroso luogo, nel qual fui
Già con Enea, tanta gioia sentendo,
10Oimè, perchè come ci avesti dui,
Due non ci tieni? Perchè consentisti
Che te giammai vedessi senza lui?
A’ miei sconsolati membri e tristi
Porgi con falsa immagine letizia,
15Quanto per te li spando, ove copristi
Molte fïate, giacchè con tristizia
Ora mi fa senza cagione stare
Per lo suo inganno e coperta malizia.