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Pagina:Boccaccio - Decameron II.djvu/50

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44 giornata settima

Gianni vi sarebbe. Ed in questa maniera faccendo, molte volte insieme si ritrovarono: ma tra l’altre volte una avvenne che, dovendo Federigo cenare con monna Tessa, avendo ella fatti cuocere due grossi capponi, avvenne che Gianni, che venire non vi doveva, molto tardi vi venne. Di che la donna fu molto dolente, ed egli ed ella cenarono un poco di carne salata che da parte aveva fatta lessare: ed alla fante fece portare in una tovagliuola bianca i due capponi lessi e molte uova fresche ed un fiasco di buon vino in un suo giardino, nel quale andar si potea senza andar per la casa, e dove ella era usa di cenare con Federigo alcuna volta, e dissele che a piè d’un pesco che era allato ad un pratello quelle cose ponesse; e tanto fu il cruccio che ella ebbe, che ella non si ricordò di dire alla fante che tanto aspettasse che Federigo venisse, e dicessegli che Gianni v’era e che egli quelle cose dell’orto prendesse. Per che, andatisi ella e Gianni a letto, e similmente la fante, non istette guari che Federigo venne e toccò una volta pianamente la porta, la quale sí vicina alla camera era, che Gianni incontanente il sentí, e la donna altressí: ma acciò che Gianni nulla suspicar potesse di lei, di dormire fece sembianti. E stando un poco, Federigo picchiò la seconda volta; di che Gianni maravigliandosi, punzecchiò un poco la donna, e disse: — Tessa, odi tu quel che io? El pare che l’uscio nostro sia tócco. — La donna, che molto meglio di lui udito l’avea, fece vista di svegliarsi, e disse: — Come di’? eh? — Dico — disse Gianni — che el pare che l’uscio nostro sia tócco. — Disse la donna: — Tócco? Oimè! Gianni mio, or non sai tu quello che egli è? Egli è la fantasima, della quale io ho avuta a queste notti la maggior paura che mai s’avesse, tal che, come io sentita l’ho, ho messo il capo sotto né mai ho avuto ardir di trarlo fuori si è stato di chiaro. — Disse allora Gianni: — Va’, donna, non aver paura se ciò è, ché io dissi dianzi il Te lucis e la ’ntemerata e tante altre buone orazioni, quando a letto ci andammo, ed anche segnai il letto di canto in canto al nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo, che temere non ci bisogna: ché ella non ci può, per potere che ella abbia, nuocere. — La donna, acciò che