Pagina:Boccaccio - Fiammetta di Giovanni Boccaccio corretta sui testi a penna, 1829.djvu/218

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ciascheduna, quantunque ella sia grande, pure che essa te avere non ricusi. A te non si richiede abito altramente fatto, posto che io pure dare tel volessi. Tu dei essere contento di mostrarti simigliante al tempo mio, il quale, essendo infelicissimo, te di miseria veste, come fa me; e però non ti sia cura d’alcuno ornamento, sì come gli altri sogliono avere, cioè di nobili coverte di colori varii tinte e ornate, o di pulita tonditura, o di leggiadri minii, o di gran titoli; queste cose non si convengono a’ gravi pianti, li quali tu porti; lascia e queste e li larghi spazii e li lieti inchiostri e l’impomiciate carte a’ libri felici; a te si conviene d’andare rabbuffato con isparte chiome, e macchiato e di squallore pieno, là dove io ti mando, e co’ miei infortunii negli animi di quelle che ti leggeranno destare la santa pietà. La quale se avviene che per te di sè ne’ bellissimi visi mostri segnali, incontanente di ciò rendi merito qual tu puoi. E io nè tu non siamo sì dalla fortuna avvallati, che essi non sieno grandissimi in noi da poter dare; nè questi sono però altri, se non quelli li quali essa a niuno misero può tòrre, cioè essemplo di sè donare a quelli che sono felici, acciò che essi pongano modo a’ loro beni, e fuggano di divenire simili a noi; il quale, sì come tu puoi, sì fatto dimostra di me, che, se savie sono, ne’ loro amori savissime ad ovviare agli occulti inganni de’ giovini diventino per paura de’ nostri mali.

Va adunque: io non so qual passo si convenga a te piuttosto, o sollecito o quieto, nè so quali partì prima da te sieno da essere cercate, nè so come tu sarai nè da cui ricevuto. Così come la fortuna ti pigne, così procedi: il tuo corso non può essere guari ordinato.