Pagina:Boccaccio - Fiammetta di Giovanni Boccaccio corretta sui testi a penna, 1829.djvu/220

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nostre pene, non si rallegri d’averci nociuto. Ma se pure avviene che essa per forza ti tenga, e pure ti voglia vedere, per modo ti mostra, che non risa, ma lagrime le vengano de’ nostri danni, e a conscienza tornando, ci renda il nostro amante. Oh quanto felice pietà sarebbe questa, e come fruttuosa la tua fatica!

Gli occhi degli uomini fuggi, da’ quali se pure se’ veduto di’: O generazione ingrata e detrattrice delle semplici donne, non si convengono a voi di vedere le cose pie. Ma se a colui che è de’ nostri mali radice pervieni, sgridalo dalla lunga e di’: O tu, più rigido che alcuna quercia, fuggi di qui, e noi con le tue mani non violare: la tua rotta fede è di tutto ciò che io porto cagione; ma se con umana mente leggere mi vuogli, forse riconoscendo il fallo commesso contro a colei, che, tornando tu ad essa, di perdonarti disidera, vedimi; ma se ciò fare non vuogli, non si conviene a te di vedere le lagrime che date hai, e specialmente se d’accrescerle dimori nel volere primo.

E se forse alcuna donna delle tue parole rozzamente composte si maraviglia, di’ che quelle ne mandi via, però che li parlari ornati richieggiono gli animi chiari e li tempi sereni e tranquilli. E però piuttosto dirai che prenda ammirazione come a quel poco che narri disordinato, bastò lo ’ntelletto e la mano, considerando che dall’una parte amore e dall’altra gelosia con varie trafitte in continua battaglia tengono il dolente animo, e in nebuloso tempo favoreggiandogli la contraria fortuna.

Tu puoi da ogni aguato andar sicuro, sì come io credo, però che nulla invidia te morderà con acuto dente; ma se pure più misero di te si trovasse, che no ’l credo, il quale quasi a te come a più beato di sè la