Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 1, 1829.djvu/243

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vorrai concedere -. - Deh! - disse Florio - perchè avete voi per la mia venuta il vostro diletto lasciato? -. - Niuno diletto possiamo avere maggiore che essere teco e parlarti - risposero quelle. - Certo e’ mi piace bene - disse Florio. E postosi a sedere con loro sopra la chiara onda della fontana, incominciò a riguardare queste, ora l’una e ora l’altra, e a rallegrarsi nel viso, e a disiderare di potere loro piacere. E dopo alquanto le dimandò: Giovani donzelle, ditemi, che attendevate voi qui così solette? -. - Certo - rispose Edea - noi fummo qui maggior compagnia, ma l’altre disiose d’andar vedendo altre cose, noi qui, quasi stanche, solette lasciarono, e debbono per noi tornare avanti che ’l sole si celi: e noi ancora volontieri rimanemmo, pensando che per avventura potremmo vedere voi, sì come la fortuna ci ha conceduto -. Assai era graziosa a Florio la compagnia di costoro, e molto gli dilettava di mirarle, notando nell’animo ciascuna loro bellezza, fra sè tal volta dicendo: Beato colui a cui gl’iddii tanta bellezza daranno a possedere! -. Egli le metteva in diversi ragionamenti d’amore, e esse lui. Egli aveva la testa dell’una in grembo, e dell’altra il dilicato braccio sopra il candido collo; e sovente con sottile sguardo metteva l’occhio tra ’l bianco vestimento e le colorite carni, per vedere più apertamente quello che i sottili drappi non perfettamente copriano. Egli toccava loro alcuna volta la candida gola con la debole mano, e altra volta s’ingegnava di mettere le dita tra la scollatura del vestimento e le mammelle; e ciascuna parte del corpo con festevole atto andava tentando, nè niuna gliene era negata, di che egli spesse fiate in se medesimo di tanta dimestichezza e