Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 1, 1829.djvu/300

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il sollecito amore non mi lascia durare tale pensiero nel cuore, ma qualora più mi vi dispongo, allora più con i suoi m’assalisce: e chi è colui che possa la sua coscienza ingannare? -. Disse quelli: I pensieri d’amore non ti assaliranno, quando alcuna volta resistendo cacciati gli avrai da te, e la coscienza, posto che interamente ingannare non si possa, almeno l’uomo la può fare agevole sostenitrice di quello ch’e’ vuole, con un lungo e continuo perseverare sopra un pensiero -. - Certo questo vorrei io bene - disse Fileno. - Dunque potrai tu - gli fu risposto. Allora disse Fileno: Ecco ch’io mi dispongo al pellegrinare per lo tuo consiglio -. - Sì - disse quelli, - e io in tua compagnia, se a te piace -. A cui Fileno disse: No, io amo meglio dolermi solo, che menare te sanza consolazione -. A cui quelli rispose: Caro amico, ove che tu vadi, le tue lagrime mi bagneranno sempre il cuore, il quale mai sanza compassione di te non sarà: però lasciami avanti venire, acciò che tu, avendo la mia compagnia, abbi cagione di meno dolerti -. Disse Fileno: Amico, a me piace più che tu rimanghi, acciò che almeno, veggendoti, Biancifiore si ricordi di me e dello essilio ch’io ho per lei. E se accidente avvenisse per lo quale mi fosse licito il tornare, voglio che tu sollecito rimanghi a mandare per me, dove che i fortunosi casi m’abbiano mandato -. A cui quelli disse: Così, come a te piace, sarà fatto -. Fileno allora si partì da lui, e, ritornato alla sua casa, così cominciò piangendo a dolersi fra se medesimo:

"O misero Fileno, piangi, però che la fortuna t’è più avversa che ad alcuno. Sogliono gli altri, per odiare o per male operare, lasciare li loro paesi, o tal volta morire; ma a te per amore