Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 1, 1829.djvu/312

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Era il pianto e la voce di Fileno sì grande, però che in luogo molto rimoto gli parea essere da non dovere potere essere udito, che un giovane il quale a piè del salvatico monticello passava, sentì quello, e avendovi grandissima compassione, per grande spazio stette ad ascoltare, notando le vere parole di Fileno; ma poi volonteroso di vedere chi sì dolorosamente piangesse, seguendo la dolente voce, si mise per lo inviluppato bosco, e con grandissimo affanno pervenne al luogo ove Fileno piangendo dimorava. Il quale egli nel primo avvento rimirando appena credette uomo, ma poi che egli l’ebbe raffigurato, il vide nel viso divenuto bruno, e gli occhi, rientrati in dentro, appena si vedeano. Ciascuno osso pingeva in fuori la ragrinzata pelle, e i capelli con disordinato rabuffamento occupavano parte del dolente viso, e similmente la barba grande era divenuta rigida e attorta, i vestimenti suoi sordidi e brutti: egli era divenuto quale divenne il misero Erisitone, quando sè, per sè nutricare, cominciò a mangiare. Nullo che veduto l’avesse ne’ tempi della sua prosperità, l’avrebbe per Fileno riconosciuto. Ma poi che il giovane l’ebbe assai riguardato, così gli disse: O dolente uomo, gl’iddii ti rendano il perduto conforto. Certo il tuo abito e le tue lagrime con le tue voci m’hanno mosso ad avere compassione di te; ma se gl’iddii i tuoi disiderii adempiano, dimmi la cagione del tuo dolore: forse non sanza tuo bene la mi dirai; e ancora mi dì, se ti piace, perchè sì solingo luogo hai per poterti dolere eletto -. Maravigliossi Fileno del giovane quando parlare l’udì, e voltatosi verso lui, non dimenticata la preterita cortesia, così gli