Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 2, 1829.djvu/321

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prima apparissero, apparvero in oriente tre soli, i quali, poi che veduti furono, in un corpo tutti e tre ritornarono, per li quali assai aperto l’essenza della Trinità si manifestò. E certo Ottaviano Augusto volle da’ romani essere adorato per iddio, ma egli, discreto, i consigli della savia Sibilla domandò; alla quale, venuta a lui il giorno di questa natività gloriosa, egli disse: "Vedi se niuno dee di me nascere maggiore, o se io per iddio a’ romani mi lascio adorare". La quale, nella sua camera dimorando, in un cerchio d’oro, contra il sole apparito, gli mostrò una vergine con un fanciullo in braccio, la quale egli con maraviglia riguardando, s’udì dire: "Hec est Ara celi", né vide chi ’l dicesse. A cui la Sibilla poi disse: "Quelli è maggiore di te, e lui adora". Le quali parole udite, egli gli offerse incenso, e in tutto a’ romani rinunziò l’esser adorato per iddio, però che mortale e non degno di ciò si sentiva. E in questo medesimo giorno apparve un cerchio, il quale tutta la terra circuì, fatto a modo che iri; e le vigne d’Egando, le quali proferano il balsamo, fiorirono quella notte, e diedero frutto e liquore. E pochi dì avanti questo si truova che arando alcuni con buoi, i buoi dissero: "Gli uomini mancheranno e le biade aumenteranno". Similemente i pastori, che in quella notte guardavano le loro bestie, essendo loro dagli angeli nunziato il nascimento del garzone, andando in quella parte, trovarono vero ciò che loro era stato detto, e adoraronlo. In quella notte similmente si truova che quanti soddomiti erano, tanti ne furono estinti, avendo Iddio quel peccato oltre agli altri, e meritamente, in fastidio: e dicesi che vedendo Iddio quel vizio contra