Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 2, 1829.djvu/49

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amante avea perduto sanza speranza di riaverlo, ché, posto che agevole sia perdere cosa impossibile da riavere, nondimeno e’ si suol dire: "Chi bene ama mai non oblia"; ché l’altra, se ben riguardiamo, poteva sperare d’adempiere per inanzi quello che per adietro non avea potuto fornire. E gran mancamento di duoli è la speranza: ella ebbe forza di tenere casta e meno trista lungamente in vita Penolope -.

Alla destra mano di Longanio sedea una bellissima donna piacevole assai, la quale, come quella questione sentì per la loro reina essere terminata, così con dolce favella cominciò a parlare: Inclita reina, diano le vostre orecchie alquanto audienzia alle mie parole, e poi per quelli iddii che voi adorate, e per la potenza del nostro giuoco, vi priego che utile consiglio diate a’ miei dimandi. Io di nobili parenti discesa, sì come voi sapete, nacqui in questa città, e fui di nome pieno di grazia nominata, avegna che il mio sopranome Cara mi rapresenti agli uditori. E sì come nel mio viso si vede, io ricevetti dagl’iddii e dalla natura di bellezza singulare dono, la quale, il mio nome seguendo più che il mio sopranome, l’ho adornata d’infinita piacevolezza, benigna mostrandomi a chi quella s’è dilettato di rimirare: per la qual cosa molti si sono ingegnati d’occupare gli occhi miei del loro piacere, a’ quali tutti ho con forte resistenza riparato, tenendo il cuore fermo a tutti i loro assalti. Ma però che ingiusta cosa mi pare che io sola la legge, da tutte l’altre servata, trapassassi, cioè di non