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Pagina:Boccaccio - Il Filostrato di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto su i testi a penna, 1831.djvu/107

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PARTE TERZA 95


XLIV.


Troilo l’abbracciò quasi piangendo,
     E strignendola forte la baciava,
     Il giorno che venía maledicendo,
     Che lor così avaccio separava;
     Poi cominciò in verso lei dicendo:
     Il dipartir senza modo mi grava;
     Come partir da te mi debbo mai,
     Che ’l ben ch’io sento, donna, tu mel dai?

XLV.


Non so com’io non mora pur pensando
     Ch’andar me ne convien contra il volere,
     E già di vita ch’io n’ho preso bando,
     E morte sopra me molto ha potere,
     Nè so del ritornar come nè quando;
     O fortuna, perchè da tal piacere
     Lontani me, che più d’altro mi piace,
     Perchè mi togli il sollazzo e la pace?

XLVI.


Deh che farò? se già nel primo passo
     Sì mi strigne il disio di ritornarci,
     Che vita nol sostiene, oimè lasso?
     Deh perchè vien sì tosto a allontanarci
     O dispietato giorno? quando basso
     Sarai che io ti veggi a ristorarci?
     Oimè che io non so! Quindi rivolto
     A Griseida baciava il fresco volto,