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Pagina:Boccaccio - Il Filostrato di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto su i testi a penna, 1831.djvu/108

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96 IL FILOSTRATO


XLVII.


Dicendo: s’io credessi in la tua mente,
     Donna mia bella, sì com’io ti tegno
     Dentro alla mia, star continuamente,
     Più caro mi saria che ’l troian regno,
     E di questo partir saria paziente,
     Poscia che a quel contra mia voglia vegno,
     E spererei tornarci a tempo e loco,
     A temperar com’ora il nostro fuoco.

XLVIII.


Griseida gli rispose sospirando,
     Mentre che stretto nelle braccia il tiene:
     Anima mia, i’ udii, ragionando
     Già è assai, se mi ricordo bene,
     Che amore è uno spirto avaro, e quando
     Alcuna cosa prende, sì la tiene
     Serrata forte e stretta con gli artigli,
     Ch’a liberarla invan si dan consigli.

XLIX.


Egli ha ghermito me in tal maniera
     Per te, caro mio ben, che s’io volessi
     Ritornarmi ora quale prima m’era,
     Non ti cappia nel capo ch’io potessi;
     Tu mi se’ sempre da mane e da sera
     Nella mente fermato; e s’io credessi
     Così essere a te, io mi terrei
     Beata più che chieder non saprei.