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Pagina:Boccaccio - Il Filostrato di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto su i testi a penna, 1831.djvu/112

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100 IL FILOSTRATO


LIX.


Dunque non m’hai poca cosa donata,
     Nè me a poca cosa donat’hai:
     La vita mia ti fia sempre obbligata,
     E ad ogni tuo piacer sempre l’avrai;
     Tu l’hai da morte a vita suscitata:
     E qui si tacque allegro più che mai.
     Pandaro uditol, stette alquanto, e poi
     Così rispose lieto a’ detti suoi:

LX.


S’i’ ho, bel dolce amico, fatta cosa
     Che ti sia grata, assai ne son contento,
     Ed émmi sommamente grazïosa;
     Ma nondimen più che mai ti rammento
     Che ponghi freno alla mente amorosa,
     E sii savio, che dove ’l tormento
     Hai tolto via con dilettosa gioia,
     Per favellar non ti ritorni in noia.

LXI.


Io ’l farò sicchè a grado sieti,
     Rispose Troilo al suo caro amico;
     Poi gli contò gli accidenti suoi lieti
     Con somma festa, e seguì: ben ti dico
     Ch’io non fu’ mai d’amor dentro alle reti
     Com’io son ora, e vie più che l’antico
     Ora mi cuoce il fuoco che tratto aggio
     Degli occhi di Griseida e del visaggio.