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102 | IL FILOSTRATO |
LXV.
Come Griseida l’altra volta venne,
Così a tempo venne questa volta,
Ed il modo di prima tutto tenne;
E poi che lieta e grazïosa accolta
Fatta s’ebber fra lor quanto convenne,
Presi per man con allegrezza molta
Nella camera insieme se n’entraro,
E senza indugio alcun si coricaro.
LXVI.
Come Griseida Troilo in braccio ebbe,
Così gioiosa cominciò a dire:
Qual donna fu, o mai esser potrebbe,
La qual potesse tanto ben sentire
Quant’io fo or? Deh chi se ne terrebbe,
Di non dovere a mano a man morire,
Se altro non potesse, per avere
Un poco sol di così gran piacere?
LXVII.
Poi cominciava: dolce l’amor mio,
Io non so che mi dir, nè mai potrei
Dir la dolcezza e ’l focoso disio
Che m’hai nel petto messo, ov’io vorrei
Aver te tutto sempre sì com’io
V’ho l’imagine tua; nè chiederei
A Giove più, se questo mi facesse,
Che sì com’ora sempre mi tenesse.