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124 | IL FILOSTRATO |
XXXIV.
Io piangerò, e sempre doloroso
Starò dove ch’io sia, mentre la vita
Durerà in questo mio corpo angoscioso.
O anima tapina ed ismarrita,
Che non ti fuggi dal più sventuroso
Corpo che viva? O anima invilita,
Esci del corpo e Griseida segui:
Perchè nol fai? Perchè non ti dilegui?
XXXV.
O dolenti occhi, il cui conforto tutto
Di Griseida nostra era nel viso,
Che farete oramai? in tristo lutto
Sempre starete, poi da voi diviso
Sarà, e ’l valor vostro fia distrutto,
Dal vostro lacrimar vinto e conquiso;
Invano omai vedrete altra virtute,
Se el v’è tolta la vostra salute.
XXXVI.
O Griseida mia, o dolce bene
Dell’anima dolente che ti chiama,
Chi darà più conforto alle mie pene?
Chi porrà in pace l’amorosa brama?
Se tu ten vai, oimè morir conviene
A colui lasso che più che sè t’ama;
E io morrò senza averlo meritato,
De’ dispietati iddii sia il peccato.