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126 | IL FILOSTRATO |
XL.
S’ tu fossi morto i’ viverei per certo,
Che chi cercar Griseida non sarebbe;
S’ tu fossi morto io non sarei diserto,
Da me Griseida non si partirebbe;
S’ tu fossi morto, io veggio assai aperto,
Quel che mi duole agual non mi dorrebbe;
Dunque la vita tua è di mia morte
Trista cagione, e di dogliosa sorte.
XLI.
Mille sospiri più che fuoco ardenti
N’uscivan fuor dell’amoroso petto,
Misti con pianti e con detti dolenti,
Senza dar l’uno all’altro alcun rispetto;
E sì vinto l’avean questi lamenti,
Che più non potea oltre il giovinetto,
Ond’el s’addormentò, ma non dormio
Guari di tempo, che si risentio.
XLII.
E sospirando, in piè si fu levato,
Ginne alla porta che serrata avea,
E quella aperse, e ad un suo privato
Valletto, disse: fa’ che tu non stea,
Subitamente Pandaro chiamato,
Fa’ ch’a me venga: e quindi si tollea
Al buio della camera doglioso,
Pien di sospiri e tutto sonnacchioso.