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Pagina:Boccaccio - Il Filostrato di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto su i testi a penna, 1831.djvu/14

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2 PROEMIO

ferventemente ama una donna, della quale niuna altra cosa gli è conceduto dalla fortuna, se non il potere alcuna volta vederla, o tal volta di lei ragionare, o seco stesso di lei dolcemente pensare. Qual’è adunque di queste tre cose di più diletto? Nè era mai, che ciascuna di queste tre cose, da cui l’una da cui l’altra, non fosse da molti studiosamente e con acuti argomenti difesa: e perciocchè a’ miei amori, più focosi che avventurati, pareva cotale questione ottimamente essere conforme, mi ricorda la mente, che vinto dal falso parere, più volte mescolandomi tra’ questionatori, tenni e difesi di gran lunga essere maggiore il diletto, potere della cosa amata talvolta pensare, che quello che porger potesse alcuna dell’altre due: affermando, tra gli altri argomenti da me a ciò indotti, non essere picciola parte della beatitudine dell’amante, potere secondo il disio di colui che pensa disporre della cosa amata, e lei rendere secondo quello benivola e rispondente, come che ciò solamente durasse quanto il pensiero, sì che del vedere nè del ragionare non poteva certamente addivenire. O stolto giudizio, o sciocca estimazione, o vano argomento, quanto dal vero eravate lontani! amara esperienza, me misero, me lo dimostra al presente. O speranza dolcissima dell’afflitta mente, ed unico conforto del trafitto core, io non mi vergognerò d’aprirvi con qual forza nel tenebroso intelletto m’entrasse la verità, contro alla quale io puerilmente errando avea l’armi prese; ed a cui il potre’ io dire, che alcuno alleggiamento potesse porre alla penitenza datami, non so s’io mi dica da amo-