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Pagina:Boccaccio - Il Filostrato di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto su i testi a penna, 1831.djvu/142

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130 IL FILOSTRATO


LII.


Il qual perch’io volessi, che non voglio,
     Spegner non potre’ mai, tant’è possente,
     E se più fosse ancor non me ne doglio,
     Stesse Griseida nosco solamente,
     Del cui partir, non dell’amor cordoglio
     L’anima innamorata dentro sente;
     Nè altra c’è, non dispiaccia a nessuna,
     Ch’eguagliar le si possa in cosa alcuna.

LIII.


Dunque come potrebbe amor giammai,
     O d’alcuno i conforti, il mio desio
     Volgere ad altra donna? I’ ho assai
     A sostener d’angoscia nel cor mio,
     Ma troppa più fino agli estremi guai
     Ve ne riceverei, prima che io
     In altra donna l’animo ponessi,
     Amore, Iddio, e ’l mondo questo cessi.

LIV.


E la morte e ’l sepolcro dipartire
     Questo mio fermo amor soli potranno;
     Che che di ciò mi si deggia seguire,
     Questi con lui la mia alma merranno
     Giù nell’inferno all’ultimo martire:
     Quivi insieme Griseida piangeranno,
     Di cui sempre sarò dove ch’io sia,
     Se per morire, amor non se n’oblia.