Pagina:Boccaccio - Il Filostrato di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto su i testi a penna, 1831.djvu/143

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PARTE QUARTA 131


LV.


Dunque, per Dio, il ragionar di questo
     Pandaro cessa, ch’altra donna vegna
     Nel cor, dov’io nel suo abito onesto
     Griseida tegno come certa insegna
     De’ miei piacer; quantunque ora molesto
     Sia alla mente, ch’al suo mal s’ingegna,
     Il suo partir del qual fra noi si parla,
     Ch’ancor di quinci non veggiam mutarla.

LVI.


Ma tu favelli divisatamente;
     Quasi ragioni che men pena sia
     Il perder, che il non aver nïente
     Avuto mai: ell’è chiara follia,
     Pandaro, se t’è questo nella mente:
     Ch’ogni dolor trapassa quel che ria
     Fortuna adduce a chi è stato felice,
     E partesi dal ver chi altro dice.

LVII.


Ma dimmi, se del mio amor ti cale,
     Poscia ch’egli ti par così leggiero
     Il permutare amore, come avale
     Mi ragionavi tu, perchè sentiero
     Non hai mutato? Perchè tanto male
     Di te si porta il tuo amor severo?
     Perchè non hai altra donna seguita,
     Ch’avesse in pace posta la tua vita?