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Pagina:Boccaccio - Il Filostrato di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto su i testi a penna, 1831.djvu/147

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PARTE QUARTA 135


LXVII.


Nè mai però da consiglio dovuto
     Potuto ho tor nel mio fervente amore;
     Anzi pensando, ho con meco veduto
     Che ’l tempo non concede tale errore,
     Che se ciascun de’ nostri rivenuto
     Qui ritto fosse, ed ancora Antenore,
     Di romper fede i’ non mi curerei,
     Fosse ciò che potesse, anzi il farei.

LXVIII.


Poi temo di turbar con violenta
     Rapina, il suo onore e la sua fama,
     Nè so ben s’ella ne fosse contenta,
     Ed io so pure ch’ella molto m’ama;
     Per che a prender partito non s’attenta
     Il cuor, che d’una parte questo brama,
     E d’altra teme di non dispiacere,
     Che non piacendol, non la vorre’ avere.

LXIX.


Pensato ancora avea di domandarla
     Di grazia al padre mio che la mi desse;
     Poi penso questo fora un accusarla,
     E far palese le cose commesse;
     Nè spero ancora ch’el dovesse darla,
     Sì per non romper le cose promesse,
     E perchè la direbbe diseguale
     A me, al qual vuol dar donna reale.