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138 | IL FILOSTRATO |
LXXVI.
Troilo il detto molto bene intese
Di Pandaro, e rispose: io son contento;
Ma s’elle fosser mille volte accese
Le fiamme mie, e maggiore il tormento
Che el non è, alla donna cortese,
Per soddisfarmi, un picciol gravamento
Io non farei; in pria vorrei morire,
Però da lei il vo’ prima sentire,
LXXVII.
Dunque leviamci quinci e più non stiamo;
Lávati il viso, e ritorniamo a corte,
E sotto il riso il dolore occultiamo;
Di nulla ancor si son le genti accorte,
Che stando qui, maravigliar facciamo
Ciascun che ’l sa; or fa’ che tu sii forte
In ben celare, ed io terrò maniera,
Che con Griseida parlerai stasera,
LXXVIII.
La fama velocissima, la quale
Il falso e ’l vero ugualmente rapporta,
Era volata con prestissim’ale
Per tutta Troia, e con parola sciolta
Narrato aveva chente fosse e quale
L’ambasciata de’ Greci stata porta,
E che Griseida data dal signore
Alli Greci era in cambio d’Antenore.