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PARTE QUARTA | 145 |
XCVII.
Crudele il punto, cominciò a dire
Pandar, fu quel nel quale i’ mi levai;
Che dovunque oggi vo doglia sentire,
Tormenti, pianti, angoscie, ed altri guai,
Sospiri, noia, ed amaro languire
Mi par per tutto: o Giove, che farai?
Io credo che dal ciel lacrime versi,
Tanto ti son li nostri fatti avversi.
XCVIII.
Ma tu isconsolata mia sorella,
Che credi far? credi cozzar coi fati?
Perchè disfar la tua persona bella
Con pianti sì crudeli e smisurati?
Levati su, e volgiti, e favella,
Leva alto il viso, e gli occhi sconsolati
Rasciuga alquanto, ed odi quel ch’io dico,
A te mandato dal tuo dolce amico.
XCIX.
Voltossi allor Griseida, facendo
Un pianto tal che dir non si poria,
E rimirava Pandaro, dicendo:
Oh lassa me! che vuol l’anima mia?
La qual conviemmi abbandonar piangendo,
Che così vuole la sventura ria;
Vuol ei sospiri, o pianti, o che domanda?
Io n’ho assai s’egli per questi manda.
il filostrato | 10 |