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148 IL FILOSTRATO


CVI.


E questo detto, ricadde supina,
     Poi ’n sulle braccia ricominciò il pianto:
     A cui Pandaro disse: oimè, meschina,
     Or che farai? Non prenderai alquanto
     Di conforto, pensando che vicina
     Si è l’ora già, che quel ch’ami cotanto
     Ti sarà in braccio? Leva su, racconcia
     Te, ch’esso non ti trovi così sconcia.

CVII.


Se el sapesse che così facessi,
     Esso s’uccideria, nè il potrebbe
     Ritenerlo nessuno; e s’io credessi
     Che così stessi, el non ci metterebbe
     Credimi il piè, se io far lo potessi,
     Ch’io so che noia ne gli seguirebbe:
     Però levati su, rifatti tale,
     Che tu alleggi e non cresca ’l suo male.

CVIII.


Va’, Griseida disse, io ti prometto,
     Pandaro mio, io me ne sforzeraggio;
     Come partito ti sarai, dal letto
     Senza indugio nïun mi leveraggio,
     Ed il mio male e ’l perduto diletto
     Tutto nel cor serrato mi terraggio:
     Fa’ pur ch’el venga, e venga al modo usato,
     Che troverà qual suol l’uscio appoggiato.