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162 IL FILOSTRATO


CXLVIII.


E ciò sarebbe delli tuoi in periglio,
     Che se per una femmina lasciati
     Gli avessi fuor d’aiuto e di consiglio,
     Darian paura agli altri degli aguati.
     E se io ben con meco m’assottiglio,
     Voi ne sareste molto biasimati,
     Nè vi saria il ver giammai creduto,
     Da chi n’avesse sol questo veduto.

CXLIX.


E se tempo nïun fede o leanza
     Richiede, quel della guerra par esso;
     Perocchè nullo ha tanto di possanza,
     Che guari possa per sè solo stesso:
     Aggiungonvisi molti ad isperanza
     Che quel che metton per altrui sia messo
     Per lor; che se in avere ed in persona
     Mettono, in ciò sperando s’abbandona.

CL.


D’altra parte, che pensi tra le genti
     Della partita tua si ragionasse?
     E’ non dirien ch’amor co’ suoi ferventi
     Dardi a cotal partito ti menasse,
     Ma paura e viltà: dunque ritienti
     Da tal pensier se mai nel cor t’entrasse,
     Se el t’è punto la tua fama cara,
     Che del valor tuo suona tanto chiara.