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172 IL FILOSTRATO


VII.


Voi mi togliete, crudi e dispietati,
     Da quel piacer che più m’andava a core;
     E forse vi credete umilïati
     Esser con sacrificio e con onore
     Alcun da me, ma voi sete ingannati;
     In vostro vituperio e disonore
     Mi dorrò sempre, infin che non ritorno
     A riveder di Troilo il viso adorno.

VIII.


Quinci si volse disdegnosamente
     Ver Diomede, e disse: andianne omai,
     Assai ci siam mostrati a questa gente;
     La quale omai sperar può de’ suoi guai
     Salute, se ben miran sottilmente
     All’onorevol cambio che fatt’hai,
     Che hai per una femmina renduto
     Un sì gran re e cotanto temuto.

IX.


E questo detto, al caval degli sproni
     Diè, senza dire fuor che a’ suoi addio;
     E ben conobbe il re e’ suoi baroni
     Lo sdegno della donna; indi sen gio,
     Senza ascoltare comiato o sermoni,
     O riguardare alcuno, e se n’uscio
     Di Troia, nella qual giammai tornare
     Più non doveva, nè con Troilo stare.