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176 | IL FILOSTRATO |
XIX.
E sè in qua ed ora in là volgendo,
Senza luogo trovar per lo suo letto,
Seco diceva talora piangendo:
Che notte è questa! vogliendo rispetto
Avere alla passata, s’io comprendo
Qual’ora è, tal fiata il bianco petto,
La bocca, e gli occhi, e ’l bel viso baciava
Della mia donna, e spesso l’abbracciava;
XX.
Ella baciava me, e ragionando
Prendevam festa lieta e grazïosa;
Or sol mi trovo, lasso, e lagrimando,
In dubbio se giammai tanto gioiosa
Notte deggia tornare; ora abbracciando
Vado il piumaccio, e la fiamma amorosa
Sento farsi maggiore, e la speranza
Farsi minor, per lo duol che l’avanza.
XXI.
Che farò dunque, misero dolente,
Aspetterò, pure che ’l possa fare?
Ma se così s’attrista la mia mente
Nel suo partir, come perseverare
Io spero di potere? Egli è niente
A chi ben ama il potersi posare,
Perchè in tal guisa fece il simigliante
La notte e ’l dì ch’era passato avante.