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180 | IL FILOSTRATO |
XXXI.
E tu dovresti il somigliante fare:
Tu di’ che ella infra ’l decimo giorno
T’ha impromesso di qui ritornare;
Questo non è tanto lungo soggiorno,
Che tu nol debbi potere aspettare
Senza attristarti, e star come musorno:
Come potresti sofferir l’affanno,
Se allontanar si convenisse un anno?
XXXII.
I sogni e le paure caccia via,
In quel che son lasciali andar ne’ venti;
Essi procedon da malinconia,
E quel fanno veder che tu paventi;
Solo Iddio sa il ver di quel che fia,
Ed i sogni e gli augurii, a che le genti
Stolte riguardan, non montano un moco,
Nè al futuro fanno assai o poco.
XXXIII.
Dunque, per Dio, a te stesso perdona,
Lascia questo dolor cotanto fiero;
Fammi esta grazia, questo don mi dona,
Levati su, alleggia il tuo pensiero,
E dei passati ben meco ragiona,
Ed ai futuri il tuo animo altero
Dispon, che torneranno assai di corto;
Dunque sperando ben prendi conforto.