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182 | IL FILOSTRATO |
XXXVII.
Mandimi Iddio il dì decimo tosto,
Sì ch’io mi torni lieto com’io m’era
Quando di render questa fu proposto:
Non fu mai rosa in dolce primavera,
Bella, com’io a ritornar disposto
Sono, come vedrò la fresca cera
Di quella donna ritornata in Troia,
Che m’è cagion di tormento e di noia.
XXXVIII.
Ma dove potrem noi per festa andare
Come ragioni? Andianne a Serpedone:
E come vi potrò io dimorare,
Che io avrò sempre all’animo questione,
Non forse questa potesse tornare
Anzi al dì dato per nulla cagione;
Che non vorrei non esserci, se avviene,
Per quanto il mondo vale e può di bene.
XXXIX.
Deh io farò che senza indugio, alcuno,
Se ella torna, fia per me venuto,
Rispose Pandaro, e porrò qui uno
Per questo sol, sicchè ben fia saputo
Da noi; ch’or forse già non c’è nessuno
Da cui come da me fosse voluto;
Sicchè per questo già non lascerai;
Andianne là dov’ora detto m’hai.