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PARTE QUINTA | 191 |
LXIV.
Quando per gentil atto di salute
Ver bella donna giro gli occhi alquanto,
Sì tutta si disfà la mia virtute
Che ritener non posso dentro il pianto;
Così mi van l’amorose ferute
Membrando la mia donna, a cui son tanto,
O lasso me, lontano a veder lei,
Che se ’l volesse Amor, morir vorrei.
LXV.
Poichè la mia ventura è tanto cruda
Che ciò ch’agli occhi incontra più m’attrista,
Per Dio, Amor, che la tua man li chiuda,
Poic’ho perduta l’amorosa vista;
Lascia di me, Amor, la carne ignuda,
Che quando vita per morte s’acquista
Gioioso dovria essere il morire,
E sai ben dove l’alma ne dee gire.
LXVI.
Ella n’andrà in quelle belle braccia
Dove fortuna n’ha ’l corpo gittato:
Non vedi tu che già nella mia faccia
Io son del color suo, Amor, segnato?
Vedi l’angoscia che da me la caccia,
Trannela tu, e nel seno più amato
Da lei la porta, ov’ella attende pace,
Che già ogni altra cosa le dispiace.