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PARTE SETTIMA | 213 |
XIX.
El non mangiava quasi e non bevea,
Sì avea pieno d’angoscia il tristo petto;
Ed oltre a questo dormir non potea
Se non da’ sospir vinto, ed in dispetto
La vita sua e sè del tutto avea,
E come ’l fuoco fuggiva ’l diletto,
Ed ogni festa ed ogni compagnia
Similemente a suo poter fuggia.
XX.
Ed era tal nel viso divenuto,
Che piuttosto che uom pareva fera;
Nè l’averia alcun riconosciuto,
Sì pallida e smarrita avea la cera;
Del corpo s’era ogni valor partuto,
E tanta forza appena ne’ membri era
Che ’l sostenesse, nè conforto alcuno
Prender volea che gli desse nessuno.
XXI.
Priamo che ’l vedea così smarrito,
A sè alcuna volta lui chiamava,
Dicendo: figliuol mio che hai tu sentito?
Qual cosa è quella che tanto ti grava?
Tu non par desso, tu se’ scolorito,
Che è cagion della tua vita prava?
Dimmel figliuolo, tu non ti sostieni,
E s’io discerno ben, tutto men vieni.